Il montiano Gregorio Gitti, con una nota, commenta positivamente la relazione presentata quest’oggi dai Saggi al presidente della Repubblica. E interviene in merito alla nuova legge elettorale.
ECCO IL TESTO INTEGRALE DEL COMUNICATO
La relazione finale dei Saggi sulle riforme istituzionali contiene un dato politico fondamentale: è possibile far convergere orientamenti politici diversi su una stessa finalità, che è il buon funzionamento e la modernizzazione delle Istituzioni italiane si legge nella nota – La diversità di opinioni, che non è stata nascosta nel testo presentato al Presidente della Repubblica, ha saputo trovare un punto di sintesi costruttivo sui due punti dirimenti dellintero progetto riformatore: forma di governo e riforma elettorale, strettamente connessi. È chiaro che il sistema maggioritario a doppio turno, per molti aspetti preferibile tra i vari modelli elettorali esistenti, può spiegare al meglio la propria efficacia in presenza di una forma di governo di tipo semipresidenziale. Realisticamente, però, permanendo la forma di governo parlamentare, è possibile ottenere effetti maggioritari anche con regole elettorali proporzionali: questo è il secondo punto importante. Il bipolarismo allitaliana ha saputo produrre coalizioni solo numeriche, ma non omogenee e coese: nella migliore delle ipotesi, i governi si sono formati senza avere, poi, la forza di fare alcunché, bloccati dai veti incrociati delle componenti minoritarie della coalizione; nella peggiore delle ipotesi, quale è oggi, non ci sono i presupposti neppure per una maggioranza numerica, tanto meno politica, per un governo. Allora, meglio porre fine a questa ipocrisia e avere il coraggio di fare una scelta proporzionale ma con forti correttivi in senso maggioritario, sul modello spagnolo o tedesco. Nellipotesi in cui, invece, lempasse politica non consentisse altra soluzione – sicuramente al ribasso ma preferibile alla situazione vigente – rispetto a quella di ripristinare il Mattarellum, il correttivo di una quota proporzionale al 50% potrebbe sanare leccessivo sbilanciamento in senso maggioritario del modello originario. Il terzo punto sicuramente di rilievo del lavoro svolto dai Saggi è laccento posto sullattuazione dellart. 49 della Costituzione: la democrazia interna ai partiti, da un lato, deve essere la condizione per lerogazione di risorse pubbliche ai partiti e, dallaltro, deve essere declinata in una serie di aspetti che rendano i partiti quegli strumenti di partecipazione e decisione politica che i padri costituenti avevano immaginato. Tra gli aspetti più significativi su cui i partiti devono adeguarsi risaltano linterazione iscritti/dirigenti, la rappresentanza piena generazionale e di genere, lanagrafe degli iscritti. I Saggi confermano, dunque, che il finanziamento pubblico non è da abolire totalmente, come alcuni sostengono demagogicamente, ma da assoggettare a requisiti precisi di democrazia interna e di trasparenza e accountability.
BECCHIAMOCI ANCHE QUESTO ILLUMINATO PARERE_SERMONE. Grazie di tutto, incorporazione ASM compresa.
Commento garbato: una vera lectio magistralis in perfetto politichese tenendo aperte da due a tre opzioni elettorali persino in antitesi tra loro, da quattro a cinque soluzioni strategiche, con una tonnellata di diritto costituzionale e tanto di richiamo finale quasi biblico ai padri costituenti. Credetemi, doveva approdare prima in Parlamento il Professor Gitti. Nella lectio ricorre persino l’accountability, ma mancano due parole: cittadini e consenso. Di quelle, evidentemente, si preoccupano ed occupano altri…
Dai, facci un commento garbato anche sugli scontrini persi dalla pentastellata Lombardi!