Una zona alle prese con grossi problemi di convivenza tra clienti, gestori e residenti, e un’altra dove tuttosommato i rapporti non sono mai stati compromessi. Quartiere Carmine e piazzale Arnaldo, i due luoghi contraposti della movida bresciana, con Borgo Wuhrer a fare da terzo incomodo. Un’indagine messa a punto dal centro LaRIS, il Laboratorio di ricerca e intervento sociale dell’Università Cattolica di Brescia, ha cercato di sviscerare le dinamiche sociali ed economiche del piazzale, e cercherà in futuro, grazie magari all’apporto delle istituzioni, di estendere lo studio al Carmine e al Borgo.
I ricercatori Vincenzo Lanzoni e Paolo Corvo hanno condotto 12 interviste ai gestori dei locali del piazzale, cercando di capire chi sono i clienti abituali e quali le dinamiche che si instaurano. Nello studio, che potrebbe presto essere reso disponibile, è emerso, ad esempio, che i gestori sarebbero favorevolissimi a una pedonalizzazione, anche parziale, della piazza, utile per poter organizzare eventi che coinvolgano tutti i locali, cercando di convogliare giovani anche tramite la realizzazione di collegamenti con mezzi pubblici da altri punti della città. I giovani, quelli intorno ai 20 anni, nell’indagine si è rivelato piuttosto inaspettatamente che sono molto più attenti alla questione-alcol rispetto ai 30-40enni. Il motivo principale è il timore di perdere la patente appena conquistata, ma forse anche l’educazione ricevuta durante il percorso di studi superiori sta iniziando a dare i suoi frutti.
Nonostante le difficoltà economiche, la chiusura degli storici "Granaio" e "Spazio Arnaldo", e la clientela "attratta" dal Carmine, i gestori di piazzale Arnaldo vogliono rilanciare la zona tramite la costituzione di un marchio che certifichi la qualità dei locali e il loisir diffuso.
(a.c.)
A naso, dal poco che si può capire, mi sembra uno studio molto superficiale; un’operazione di promozione, più che un’indagine sociologica. I problemi del Carmine sono seri: chi se ne volesse occupare dovrà esserlo altrettanto. Studiateci pure, se credete, ma a noi interessa la soluzione, non diventare oggetto di ”ricerca”.