(a.tortelli) Metti cento, duecento persone disposte a pagare 10 euro per ascoltare un nome della cosiddetta scena alternativa. A Brescia, la domenica sera… Aggiungi che il nome in questione – forse anche con sorpresa di qualcuno dei presenti – non cantasse né suonasse. Ma recitasse dal proscenio, nel silenzio del sottofondo, le sue opere poetiche. Dissacranti e d’amore, per giunta. Il risultato di questi elementi è la serata di domenica alla Latteria Molloy, dove è andato in scena uno dei più noti e originali poeti italiani contemporanei.
Il torinese Guido Catalano, nella quarta tappa del suo tour lirico, ha tenuto banco per un’ora muovendo il pubblico – in gran parte under 30 – alla risata e alla riflessione sulle contraddizioni della vita e sull’amore. Senza trucchi e senza inganni. Semplicemente recitando, e commentando con autoironia, alcune delle liriche (se fosse una rockstar sarebbe Frank Zappa…) pubblicate nei suoi sei libri.
La più famosa delle sue raccolte si intitola “Ti amo ma posso spiegarti”, la più originale “Motosega” ed è stata scritta durante il suo “autoesilio milanese”. A febbraio Catalano pubblicherà anche il primo romanzo, con Rizzoli. Un’altra riga nel curriculum di Catalano, che già collabora con Smemoranda, Radio Rai 2 e “Il Fatto Quotidiano”.
Ma la vera scommessa per il futuro è il tour, che promette di portare dopo decenni un poeta sotto le luci della ribalta nazionale. Una scelta coraggiosa. Anche da parte delocale di San Polo, che si conferma come uno dei luoghi principali dell’elaborazione culturale in città.
Bravissimo Catalano!