Giovedì si parla di pittura bresciana

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    Sarà Elisabetta Conti, docente dell’Università Cattolica, il prossimo illustre ospite giovedì 18 novembre alle ore 20.30 dell’Associazione Nuvolera che ha invitato negli ultimi mesi importanti protagonisti della scena culturale bresciana per una serie di incontri tenutisi presso gli spazi della Biblioteca Civica in Piazza Generale Soldo. Il tema affrontato dalla relatrice è di quelli da far tremare le vene e i polsi: “Duemila anni di pittura a Brescia” un tema che è stato condensato in due poderosi volumi (di 636 pagine con 440 immagini) voluti dal Rotary bresciano e che hanno visto la luce proprio a Nuvolera negli impianti della Euroteam. L’opera, curata da Carlo Bertelli, ben noto storico dell’arte a livello internazionale, si è proposta di tessere la trama d’una specifica identità bresciana lungo due millenni, dall’età romana ai prodromi del ’900, pur nella coscienza d’una sorta di collocazione meno centrale della pittura bresciana rispetto alle città più rinomate nella storia dell’arte italiana. Ma nella coscienza d’una precisa impronta, di un’attenzione prioritaria per l’uomo e la condizione umana, ancor prima che per lo stile e il decoro, che echeggia e si rafforza nella coralità della nostra arte. In un contesto che ha pur generato grandi artisti, e di grandi ne ha attratti (da Gentile da Fabriano a Gentile Bellini, a Vivarini, a Tiziano, a Veronese, a Gian Battista Tiepolo, ad Hayez), che qui hanno inviato grandi opere o qui hanno prodotto opere di specifica inclinazione (da Celesti a Ceruti a Giandomenico Tiepolo). Diciassette gli autori e coordinatrice editoriale Elisabetta Conti appunto che trattano nel complesso di 223 pittori e di alcuni temi che attraversano la storia della nostra pittura (dai culti dei santi al collezionismo alle vicende museali). Gli autori sono: Luciano Anelli, Pier Virgilio Begni Redona, Carlo Bertelli, Elisabetta Conti, Maria Teresa Donati, Matteo Ferrari, Fiorenzo Fisogni, Fausto Lorenzi, Pierfabio Panazza, Mauro Pavesi, Elisabetta Roffia, Filli Rossi, Renata Stradiotti, Valerio Terraroli, Thea Tibiletti. L’opera ha inteso risalire alle pitture dell’età romana, perché di quella società Brescia conserva come nessun’altra località del Nord Italia la testimonianza civica – il Foro, i templi – e privata – le domus, le ville, ed una consapevole rappresentazione attraverso le immagini. E poi è risalita alla pittura d’età longobardo-carolingia in San Salvatore che instaura un rapporto fiducioso con la cultura antica (si guardi il tondo vitreo con i ritratti di famiglia romana, del III secolo d. C., incastonato nella Croce di Desiderio, perché proveniente dal tesoro imperiale di Ludovico II che qui ebbe corte), non solo recuperando la tradizione classica, ma mediando gli influssi della civiltà bizantina, soprattutto tramite Ravenna. E l’orgogliosa rivendicazione dell’eredità classica diventerà costante nell’iconografia bresciana, dall’umanesimo all’età neoclassica e risorgimentale di impulso a una nuova civilizzazione. Altrettanto la ricerca sottolinea come la miniatura di preziosi codici (dagli scrittori di San Faustino e del Duomo, dall’Abbazia di Leno, dal Monastero di Santa Giulia) denoti un dialogo qui annodato, nell’Alto medioevo, tra mondo latino e mondo imperiale carolingio e germanico.

     

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