Welcome to Brescia2 (Brescia2)

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    di Esterino Bennati –  Trovare un parallelismo tra Brescia e New York è impresa ardua. Più che una Grande Mela la nostra Leonessa è una piccola ma gustosa castagna tipicamente italiana. Ma lasciandosi alle spalle il centro storico e dirigendosi verso sud è possibile fare un tuffo nel futuro superando, guarda caso, il cavalcavia Kennedy…La visuale si apre in men che non si dica sul nostro Financial District, o più semplicemente Brescia 2. Sulla skyline di casa nostra si scorge il Crystal Palace, capitano di uno squadrone di edifici imponenti proiettati – già a partire dall’inizio degli anni ’90 – in una dimensione futuristica. Al loro interno, come in un alveare luminoso, si snodano gli uffici di banche, assicurazioni, commercialisti e avvocati, che mettono in moto quel frenetico andirivieni giornaliero fatto di uomini in giacca e cravatta e donne dai tacchi tanto eleganti quanto rumorosi. L’orizzonte d’acciaio e vetro è addolcito dalla presenza del parco Tarello, un polmone verde di dieci ettari che dà ossigeno ad una zona su cui si staglia minacciosa la sagoma del termovalorizzatore. Niente a che vedere con i 341 ettari di Central Park, ma ci si può accontentare. Imboccando le vie dedicate alle isole greche, la zona si fa più residenziale, con il parco Gallo e l’oratorio di San Giacinto che costituiscono i principali luoghi di ritrovo all’aria aperta. Brescia 2, infatti, non è solo grattacieli e uffici, c’è anche una popolazione che vive cercando, a fatica, quella tranquillità che, forse, può trovare solamente nel proprio appartamento. Attraversando i portici tra via Cipro e via Rodi scattano nuovi flash di matrice newyorkese. Capitano incrociando un paio di ragazzi che sfidano scalini e corrimano a bordo dei loro skateboard, oppure focalizzando lo sguardo su quel mare di scritte che riempie muri e colonne raccontando le emozioni di amori adolescenziali o la totale assenza di senso di gesti gratuiti e insignificanti. Poi c’è via Rodi, con l’istituto professionale Camillo Golgi e la sua piramide di vetro stile “Louvre”, sotto la quale, di giorno, tanti under 20 vivono i migliori anni della loro vita. Qualche under 30, invece, ne ha fatto il punto di ritrovo per le uscite serali con i vecchi compagni di scuola, quelli che, anche quando il diploma è già appeso al muro, restano vicini di banco per la vita. Più in là c’è il tempio della pallanuoto, il Palasystema, teatro di successi nazionali ed internazionali che avrebbero meritato maggior risalto. l viaggio in questo angolo della Brescia d’America prosegue con un salto in via Corfù, dove dopo il tramonto buio e degrado si fanno più minacciosi, come ci raccontano nel Bronx. Mi sposto in via Repubblica Argentina, dove ripenso ai volti che ho incontrato nel mio incedere a testa alta. E dopo due battute con la badante ucraina, l’indicazione al fattorino ghanese e il caffè dalla barista cinese fisso l’insegna di quel ristorante sudamericano… Il futuro di Brescia è l’America, ma i palazzi c’entrano poco.

     

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