La montagna: tra naturale e costruito. Se n’è parlato ieri a Borno

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Si è svolto ieri, venerdì 22 giugno a partire dalle ore 9,00, presso la Sala Congressi del Comune di Borno, il Convegno da titolo “La montagna: tra naturale e costruito. Riflessioni e prospettive per il futuro”, evento clue della 2° edizione del FESTIVAL DELLE ALPI DI LOMBARDIA, iniziativa organizzata dall’Associazione culturale Montagna Italia e dal Club Alpino Italiano – Regione Lombardia.

Il Convegno è stato moderato dal Presidente del CAI-Regione Lombardia Renata Viviani.

Il convegno ha avuto inizio con l’intervento “La Convenzione delle Alpi: un insieme di strumenti per la gestione sostenibile del territorio” a cura di Marcella Morandini, Funzionaria del Segretariato permanente della Convenzione delle Alpi. La relatrice ha concentrato l’attenzione sull’importanza della Convenzione delle Alpi e sui protocolli che la compongono. Si tratta di un trattato internazionale sottoscritto nel 1991 dai Paesi alpini (Austria, Francia, Germania, Italia, Liechtenstein, Monaco, Slovenia, Svizzera) e dall’Unione Europea con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo sostenibile e tutelare gli interessi della popolazione residente, tenendo conto delle complesse questioni ambientali, sociali, economiche e culturali. Per realizzare questo obiettivo sono stati adottati una Convenzione quadro e otto protocolli tematici relativi ai temi della pianificazione territoriale, agricoltura, foreste, natura e paesaggio, energia, tutela del suolo, turismo e trasporti.
Dopo una breve descrizione di ogni singolo protocollo la relatrice si è soffermata sui cambiamenti demografici che, nelle Alpi, si stanno verificando. La popolazione nelle aree rurali e in quelle meno accessibili è in diminuzione mentre le città alpine crescono. È necessario quindi adottare misure adatte a contrastare lo spopolamento di queste aree. In quest’ambito è cruciale assicurare la fornitura di adeguati servizi di base e sostenere la promozione delle identità culturali, combinando tradizione ed innovazioni. Non si tratta quindi di imporre dei limiti ma fornire degli strumenti, dei principi generali che consentano di creare una politica comune che permette di valorizzare il territorio alpino. È chiaro che senza le scelte politiche le buone pratiche non sono sufficienti e l’appello alla buona volontà dei singoli soggetti potrebbe aiutare a produrre politiche strutturali di lungo periodo. Inoltre durante il suo intervento, la dott.ssa Morandini ha specificato l’importanza dei trasporti in quanto influenzano l’economia, la società e l’ambiente. Sono fondamentali per permettere alla popolazione di spostarsi e per la fornitura di merci e servizi. La Convenzione delle Alpi incoraggia l’uso dei mezzi di trasporto a basso impatto ambientale attuando adeguate misure come il trasferimento del trasporto merci dalla gomma alla rotaia.

Il convegno è proseguito con l’intervento “Il rapporto fra ambiente naturale e paesaggio culturale” a cura di Annibale Salsa, antropologo, past Presidente generale del CAI.
Negli ultimi anni il tema del paesaggio è stato centrale oltre che per gli studiosi anche per le amministrazioni comunali in quanto in passato si era sviluppato una visione artificiosa, romantica del paesaggio e quindi per molto tempo è stato trascurato.
Al contrario oggi il tema del paesaggio viene associato all’interazione che viene a crearsi tra l’uomo e l’ambiente. Infatti la presenza dell’uomo in montagna è fondamentale ed essenziale per mantenere gli equilibri che vengono a crearsi in quanto l’abbandono della montagna da parte dell’uomo potrebbe creare solo un aumento di spazi chiusi: è quindi necessario lottare per evitare che ciò avvenga.
Le politiche adottate dovrebbe cercare di favorire la popolazione a trasferirsi in montagna perché ciò potrebbe significare risolvere alcuni problemi legati alla quotidianità. Il relatore Salsa sottolinea come sia importante che le Alpi divengano il centro dell’Europa evitando di problema della marginalità della montagna che purtroppo in molte regioni miste come la Lombardia o il Piemonte è molto sviluppato. Nelle nostre Alpi l’ambiente naturale deve ritrovarsi con il paesaggio culturale per fare in modo che la popolazione si riconosca e venga valorizzata. È necessario quindi capire come gestire il paesaggio ponendosi degli obiettivi ben precisi.

La prima parte del convegno si è quindi conclusa con l’intervento “Vecchie e nuove problematiche del turismo montano
Le abitazioni turistiche: implicazioni sull’economia della montagna” a cura di Andrea Macchiavelli, economista del turismo, Università degli Studi di Bergamo.
Il relatore sottolinea fin da subito come le abitazioni di vacanza costituiscano una delle forme di ricettività più utilizzate in Italia. Le abitazioni turistiche vengono divise tra le seconde case di proprietà dei residenti e le abitazioni destinate all’affitto di proprietà dei residenti.
Purtroppo queste abitazioni di vacanza sono per lo più non occupate causando due ordini di problemi:uno di tipo territoriale-ambientale e l’altro legato alla politica turistica.
Il relatore ponendo l’attenzione su quest’ultimo punto sottolinea come la concentrazione di queste abitazioni alteri il turismo quindi ci si domanda se queste possano rappresentare una risorsa per il turismo oppure rappresentino solo dei posti letto improduttivi.
Il Professor Macchiavelli riporta come esempio della diffusione di questo fenomeno la Valle Brembana e Valle Seriana quantificando una presenza di 60-70.000 case vacanze per un totale di 250.000 posti letto e 5.300 posti letto in hotel. Viene inoltre sottolineato la differenza che vi è tra le seconde case e quelle in affitto in quanto quest’ultime vengono maggiormente utilizzate. Tuttavia l’ammontare complessivo dei flussi turistici nell’arco dell’anno è decisamente scarso e questo comporta un’incapacità ad alimentare una domanda sufficiente a garantire un’offerta diversificata di servizi.
I primi a risentire della mancanza di domanda nella località turistica sono gli esercizi commerciali che stentano a trovare le condizioni per restare aperti; la tendenza è quindi di aumentare i prezzi. L’effetto è che i proprietari di seconde case trovino più conveniente fare gli acquisti altrove, con la conseguenza di far mancare ulteriormente acquisti ai negozi della destinazione turistica. Nasce così un circolo vizioso delle destinazione turistica di cui gli alberghi ne risentono maggiormente in quanto anche se una struttura ricettiva svolge in modo eccellente la sua funzione non sarà comunque valorizzata perché la mancanza di offerta di servizi non porta turismo in quella località.
Il relatore conclude con un breve confronto con i competitor ad esempio Svizzera, Francia che sono stati in grado di valorizzare il turismo legato alle abitazioni di vacanza. Si sottolinea però che anche l’Italia, soprattutto il Trentino, si sta muovendo in questa direzione cercando di seguire il buon esempio che ci viene dato dai nostri concorrenti.
Per evitare il circolo vizioso descritto precedentemente ci vuole vitalità offrendo servizi di qualità, varietà nei servizi e prezzi competitivi. Per i primi due elementi è necessario investire mentre per offrire prezzi competitivi è sufficiente avere dei bassi costi di gestione. Questo porterebbe ad un turn-over di turisti, reso possibile solo grazie ad affitti a breve termine, offerte allettanti (last minute, week-end), servizi di gestione degli alloggi ed una politica di marketing mirata.

Dopo una breve pausa il convegno è proseguito nel pomeriggio con altri due incontri. Il primo “La riconquista della libertà nel turismo montano” è stato presentato da Alessandro Gogna, alpinista, storico dell’alpinismo, scrittore e consulente ambientale, guida alpina. Il relatore fin da subito afferma che le montagne rappresentano la spina dorsale dell’Europa e sono al centro del divenire politico e sociale. L’uomo è sempre più potente e dunque più aggressivo con l’ambiente montano. Lo sci infatti ha sconvolto l’economia dei villaggi e la vita delle montagne. L’alpinista Gogna sottolinea l’obiettivo di questo convegno ossia difendere il “bello” delle montagne e il patrimonio che questo ambiente può offrirci. Numerosi operatori turistici si lamentano per la mancanza di turisti ma diversi fattori incidono negativamente sul turismo montano: la mancanza di giovani, della neve, delle attrazioni ed il continuo isolamento. Purtroppo i vincitori sono coloro che investono, ma nel momento di grande crisi in cui ci troviamo purtroppo nessuno ha le risorse per investire. L’introduzione della moneta unica ha portato almeno in parte a questa situazione ed infatti il risparmio è uno dei principali criteri di valutazione per decidere la località di destinazione delle vacanze.

Secondo Gogna i giornali sono interessati solo alle località di montagna già note, ai parchi e alle location che comunicano molto, il resto non conta nulla: il problema è che “il resto” è proprio la maggioranza e dunque questa politica danneggia il territorio.
“Il trattato della Convenzione delle Alpi è un sogno su cui ci si può lavorare” afferma l’alpinista.
Esistono purtroppo degli stereotipi che il cittadino segue nei confronti delle montagne, ma in realtà sono solo pregiudizi; vedono la montagna come un qualcosa di diverso che piace, ma è una realtà vera e propria e sono solo un diversivo.
Alcune località nel 2008 hanno avuto più successo di altre per tre motivi in particolare: hanno differenziato i prodotti, hanno creato attrattive ad hoc e hanno qualificato l’offerta per target specifici, ovvero si va a soddisfare una domanda ben precisa, basandosi su un target immediato ed evidente.
Per concludere Gogna ha dato una sua libera opinione: se ci fosse libertà nella scelta sarebbe ottimo in quanto non ci si deve comportare seguendo sempre e comunque logiche di mercato, mentre invece oggi ci si trova di fronte a situazioni simili sempre più spesso.

Il convegno si è concluso con l’intervento “Montagne del futuro: breve viaggio sul crinale che si snoda tra verità naturali e artifici virtuali” a cura di Dario Furlanetto, Direttore del Parco Adamello.
Anche secondo Furlanetto gli stereotipi andrebbero eliminati in quanto esiste una rete di lavoro tra i popoli e tra le culture per esempio nelle Alpi, popoli e culture diversi tra loro, ma uniti dallo stesso territorio e da un unico ambiente.
Dunque si creano sinergie e contaminazioni.
Ogni azione non si deve esaurire nel suo campi, ma interagire e creare unioni.
Essendo Direttore di un Parco, cita l’esempio del parco, area che lui non intende protetta e chiusa, ma uno spazio dove ci sono relazioni e contaminazioni, non ci sono vincoli. Il parco deve portare all’esterno l’esperienza e non chiudersi.
Cosa può fare il singolo cittadino? Contenere i cambiamenti in corso ed adattarsi alle trasformazioni ambientali.
Conclude affermando che troppo spesso si trova di fronte alla difficoltà di dover applicare una burocrazia ingiusta che non tiene conto di ambiente, salvaguardia e territorio, ma una burocrazia che è obbligatoria.

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1 COMMENT

  1. Quello del trasporto pubclibo (mezzi pubblici, taxi ecc.) e8 un grande problema in Italia. Effettivamente siamo in ritardo anni luce rispetto ai principali paesi europei, ed abbiamo tariffe altissime, pur non avendo un servizio efficace.

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