ECCO IL TESTO INTEGRALE DEL COMUNICATO
Vorrei poter esprimere alcune brevi ma necessarie considerazioni in merito agli articoli apparsi in questi ultimi giorni sul Corriere e che esplicitamente a me fanno riferimento. Ho avuto l’onore di capeggiare una terna di candidature per la Commissione Centrale di Beneficienza della Fondazione Cariplo. Un onore che è dipeso da tre considerazioni:
1. Il prestigio e la grande rilevanza della Fondazione Cariplo e i suoi risultati, ricordati con giusto orgoglio dal Presidente Guzzetti;
2. La compagnia di Mario Gorlani e di Daniela Mena nella terna presentata: due amici che sono splendidi interpreti del valore assoluto della società civile bresciana;
3. In primis, per il sostegno straordinario ricevuto da un numero elevatissimo (36) di enti, fondazioni, cooperative, onlus della Franciacorta, della Città, della Bassa, della Valtrompia. Sono il cuore grande del tessuto sociale della nostra Brescia. Realtà che si sono mobilitate, insieme, nel tentativo (che giudico legittimo) di trovare una loro diretta rappresentanza nella Commissione di Fondazione Cariplo.
Non sono sorpreso dalla ufficiale esclusione dalla Commissione. Anzi confermo e ringrazio il Presidente Guzzetti per lo sforzo che egli ha mostrato nel tentativo di trovare una soluzione positiva alle difficoltà che la candidatura ha incontrato sotto il profilo della sua coerenza con il nuovo statuto della Fondazione Cariplo. Amareggiato sì: amareggiato perché quel “codicillo” da sempre presente nello Statuto, è da poco stato oggetto di integrazioni e rivisitazioni, che hanno portato ad inserire anche le società di capitali di emanazione pubblicistica tra le categorie della “politica pura” e quindi incompatibili con un ruolo in Fondazione Cariplo. Aspetto discutibile: quale è il torto che si riconosce a un manager che assume un ruolo apicale in una società controllata da enti pubblici? Peraltro credevamo che Cogeme potesse non rientrare in tale situazione di esclusione, per le sue particolari caratteristiche e per la sua governance “atipica” in cui nessun singolo ente locale può da solo governare la società.
Amareggiato perché la presidenza di Cogeme, carica che ho assunto appena ventinovenne, potesse essere l’elemento di forza della mia candidatura. Ho vissuto la presidenza di Cogeme non come un ruolo politico che potesse dare la possibilità di stringere mani e presenziare su tv e giornali, bensì come un lavoro, una sfida manageriale difficile e impegnativa. Sono stati anni in cui abbiamo costruito impianti, efficientato l’azienda, migliorato fondamentali servizi pubblici locali. Ho concluso la mia presidenza riconsegnando agli azionisti un’azienda che aveva nel frattempo raddoppiato il proprio patrimonio netto (da 41 a 79 milioni di Euro), distribuito quasi 16 milioni di dividendi a piccoli comuni della provincia bresciana, erogato quasi 2 milioni di Euro alla nostra Fondazione Onlus per progetti ambientali e sociali del territorio.
Peccato