Terzo e ultimo grado di giudizio: dopo due condanne arriva la definitiva sentenza di assoluzione per non avere commesso il fatto. Vale tanto quanto una vittoria di coppa del mondo, alla quale è ormai abituato, la fine di quella che era diventata una vera e propria odissea giudiziaria a carico di un innocente, il campione bresciano di scherma Andrea Cassarà.
Tutto è partito, otto anni fa a Cremona quando dopo un diverbio con una signora in bicicletta Cassarà fu accusato di essersi abbassato i pantaloni dall’interno dell’auto sulla quale viaggiava (leggi qui la notizia). Ora è giunta l’assoluzione per non avere commesso il fatto.
E’ lo stesso campione a commentare la vicenda sulle colonne del quotidiano Bresciaoggi in edicola stamane: "Ci sono voluti otto anni per decidere che non avevo fatto niente. Ma una sentenza non riuscirà mai a cancellare otto anni che non sono stati terribili perché non avevo fatto niente di male e rischiavo davvero poco, ma non ce l´ho mai fatta a non pensarci. Non so se questo mi ha condizionato. Forse no,visto che in questo periodo ho vinto parecchio, ma non sono mai riuscito ad avere la testa completamente sgombra. E dire che sarebbe bastato poco magari fare accertamenti un po´ più accurati e non aspettare per una sentenza definitiva tempi così biblici per evitare che il mio nome fosse infangato. Un danno all´immagine tanto più grave visto che sono un carabiniere".
Cassarà potrebbe chiedere un risarcimento, e controquerelare chi l’aveva accusato, ma, sempre sulle colonne di Bresciaoggi, spiega che non lo farà: "Non ci sarà alcuna richiesta di risarcimento. A me va bene così. E poi, anche se ne avessi l´intenzione, dovrei aspettare altri dieci anni, per ottenere un risarcimento magari di 2000 euro. E non ci sarà nessuna controdenuncia per diffamazione. La signora in questione aveva chiesto un risarcimento in sede civile di diecimila euro per un torto che non ha subito. Se li tenga visto che è questo a cui mirava".
(red.)