Parkinson: dalla biologia molecolare ai biosensori e alla meccatronica

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L’Università degli Studi di Brescia e la Clinica Neurologica degli Spedali Civili-Università degli Studi di Brescia, nell’ambito della Giornata Nazionale della Malattia di Parkinson, organizzano oggi pomeriggio, dalle 15 alle 17, nell’Aula G della Facoltà di Medicina, il Convegno dal titolo: “Dalla biologia molecolare ai biosensori e alla meccatronica”.

Dopo l’Alzheimer, la malattia di Parkinson rappresenta la principale malattia neurodegenerativa associata all’invecchiamento e il principale disturbo del movimento. Con una prevalenza dell’1% nella popolazione al di sopra i 65 anni e del 5% oltre gli 85 anni, si calcola che ne siano affette almeno 200mila persone in Italia e 1.200.000 in Europa. Numeri che sono destinati ad aumentare se si considera che, nei prossimi vent’anni, gli over 65 raggiungeranno il 33% della popolazione.

Aprirà il convegno, il professor Alessandro Padovani, ordinario di Neurologia, che interverrà in merito alle tecniche avanzate di neuroimmagine nella diagnosi della malattia.

A seguire, la professoressa Marina Pizzi, associato di Farmacologia, farà il punto sulla proteina c-Rel, recentemente scoperta dal Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale dell’Università degli Studi di Brescia. «Per la cura del Parkinson – spiega la prof.ssa Pizzi – bisogna mirare a proteggere i mitocondri cerebrali dai radicali ossidativi che si liberano durante la produzione di energia cellulare. Quando la proteina c-Rel non funziona, compaiono, con l’invecchiamento, tutti i principali segni della malattia: ridotta formazione di dopamina cerebrale, difficoltà nel mantenere la postura, rallentamento, rigidità e compromissione della coordinazione motoria. L’obiettivo è capire se un difetto nella funzione di questa proteina rappresenti un fattore di rischio per lo sviluppo della malattia con l’avanzare dell’età e possa diventare, per questo, un target per nuove terapie già identificate, ma ancora in fase di ricerca».

Sui meccanismi biologici alla base dell’insorgenza della malattia, interverrà anche la dottoressa Arianna Bellucci del Dipartimento Medicina Molecolare e Traslazionale. «Evidenze sempre più concrete – sottolinea la dottoressa Bellucci – stanno portando allo sviluppo di terapie innovative, ancora in corso di sperimentazione, in grado non soltanto di curare efficacemente i sintomi motori, ma anche di bloccare i processi di degenerazione neuronale».

Previsti, dopo l’intervento della professoressa Barbara Borroni, associato di Neurologia, i contributi del professor Rodolfo Faglia (Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale) e del professor Emilio Sardini (Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione).

Il prof. Faglia descriverà alcuni dispositivi robotici e meccatronici, progettati e realizzati con la collaborazione di gruppi di ricerca dell’Università degli Studi di Brescia, in grado di operare una mobilizzazione passiva del paziente. Al centro dell’intervento del prof. Faglia, anche i risultati di alcuni test clinici condotti su pazienti che soffrono di malattie neurodegenerative.

Sul ruolo dei biosensori nella diagnosi precoce della malattia di Parkinson, interverrà, infine, il prof. Sardini: «La progettazione di nuovi biosensori, ed in particolar modo di sensori elettrochimici – spiega – è funzionale alla rilevazione dei biomarcatori da cui dipende una diagnosi precoce della malattia. L’utilizzo dei biomarcatori può essere efficacemente trasferito all’ambito clinico solo se associato a specifiche tecnologie che consentano la loro identificazione in maniera rapida, riproducibile, estremamente sensibile ed economica».

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