La celiachia è più antica di quanto si pensasse: la recente scoperta e gli ultimi dati sulle diagnosi

Celiachia, intolleranze e altri problemi alimentari: tutti argomenti dei quali, oggi, si discute spesso

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Celiachia, foto generica

Celiachia, intolleranze e altri problemi alimentari: tutti argomenti dei quali, oggi, si discute spesso. Sebbene il numero di diagnosi si sia dimostrato complessivamente in ascesa solo negli ultimi anni, in realtà si parla di disturbi ben più antichi, anche se oggi li leghiamo ad altri temi come i prodotti industriali.

Il merito va ad una recente scoperta fatta dal Centro di Antropologia Molecolare dell’Università di Tor Vergata, che ha riscontrato questo disturbo nei resti di una donna vissuta 2.000 anni fa. Si tratta quindi di un argomento molto interessante, che merita di essere approfondito, e accompagnato da alcune riflessioni in merito al tema diagnosi.

La celiachia, 2.000 anni fa

Il Centro di antropologia molecolare ha – di recente – fatto una scoperta destinata ad entrare negli annali: pare che la celiachia fosse già presente millenni fa, dunque in piena epoca romana.

I resti della donna sono stati ritrovati in Toscana, e un’approfondita analisi delle ossa ha permesso ai ricercatori dell’Università di Tor Vergata di giungere al seguente verdetto: il DNA estrapolato dal collagene ha confermato la presenza dei marcatori genetici che predispongono all’intolleranza al glutine. E si tratta anche del caso più antico, visto che le ossa di questa donna risalgono a ben 2 millenni fa.

Chiaramente a quei tempi le competenze scientifiche e mediche non erano in grado di diagnosticare la patologia e la conseguente malnutrizione derivante dal malassorbimento dei nutrienti. Lo scheletro, infatti, riporta dei chiari segni di osteoporosi, ipoplasia e anemia. Oggi fortunatamente scopriamo ogni giorno nuovi sintomi o piccole spie cui prestare attenzione: ad esempio i casi di herpes e il mal di denti, insieme ai formicolii, al mal di testa, alla dermatite e ai disturbi del fegato.

La celiachia oggi

Come anticipato poco sopra, la situazione per i celiaci è nettamente migliorata: si pensi al fatto che si hanno a disposizione molte più alternative. Attualmente, infatti, in commercio esistono linee di prodotti senza glutine e senza lattosio come quella creata da Aldi, appositamente progettate per venire incontro alle esigenze dei consumatori.

Tuttavia, la situazione italiana mostra quanto ci sia ancora da fare, in special modo se si pensa al discorso riguardante le diagnosi. Da un lato queste ultime sono cresciute esponenzialmente nel corso degli ultimi anni (+300% in 4 decenni), però ancora oggi la medicina non è in grado di segnalare la predisposizione alla celiachia in tutti coloro che ne soffrono o comunque richiede un iter a volte abbastanza lungo a cui non tutti sono disposti a sottoporsi.

Anche perché nel caso della celiachia si parla di una malattia alle volte “camaleontica” o “silenziosa”, che sa come sfuggire ai controlli diagnostici, anche se questi ultimi oramai si dimostrano molto avanzati. Ciò spiega il brusco calo di diagnosi registrate nel 2017: si parla di un totale di circa 8 mila, a fronte delle oltre 15 mila del 2016.

Di conseguenza, la missione della medicina è la seguente: trovare dei nuovi sistemi per evitare di tagliare fuori i pazienti sofferenti di forme tardive o silenziose di intolleranza al glutine. Una missione espressa a chiare lettere anche da Maria Teresa Bardella, fondatrice del centro di prevenzione e diagnosi della celiachia.

 

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