Un pò quartiere, un pò paese (Fiumicello) – Il riscatto di Via Milano (Via Milano)

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 Un pò quartiere, un pò paese – Fiumicello

di Bruno Forza – Fino al 1800 Fiumicello era un Comune a sé stante. Oggi è semplicemente un quartiere che vive al ritmo del sole: vive di giorno e si spegne al tramonto. Nel mezzo è attraversato da Via Volturno, mentre a ovest è bagnato dalle acque, tutt’altro che pure, del fiume Mella. Il territorio di Fiumicello ingloba anche il tratto di via Milano che va dall’Esselunga all’imbocco della tangenziale ovest, facendo da confine meridionale con il quartiere Primo Maggio. Da più di due secoli, dunque, Fiumicello è un rione cittadino, ma nel suo dna sono percepibili i geni tipici del paese. Il campanile della chiesa di Santa Maria Nascente accoglie chi arriva ricordando il profondo legame che, storicamente, lega gli abitanti alla parrocchia e all’oratorio. Come in ogni paese che si rispetti c’è il mercato del venerdì, che porta suoni, profumi e colori capaci di accendere la routine quotidiana con una semplicità che sa d’altri tempi. Ci sono anche le classiche figure portabandiera della zona, che restano incise a vita nell’immaginario collettivo: la Rina, anima storica dell’oratorio, le sue caramelle sempre un po’ troppo dure, il vecchio Don Carlo con il suo “Alleluia” tanto solenne quanto esilarante, l’alpino Borgo, il bidello Mario e la macchietta Armando. Il tempo scorre, le generazioni si passano il testimone ed il tessuto sociale modifica il suo intarsio, ma la vita a Fiumicello, in fondo, resta sempre la stessa e poggia le proprie fondamenta tra la piazzetta e l’oratorio. Dei 7.152 fiumicellesi, circa uno su cinque è straniero e sebbene l’amalgama risulti ancora difficile iniziano a vedersi i primi segni dell’integrazione nei gruppetti multietnici di bambini e ragazzi che bazzicano per le vie del quartiere. Sikh, pakistani, ghanesi, marocchini, albanesi e ucraini che, a differenza dei loro genitori o fratelli maggiori, iniziano a sentirsi già parte di un quartiere che, oggi come ieri, è un piccolo paese.

 

 Il riscatto di Via Milano – Via Milano

di Elisabetta Caramma – In via Milano si percepisce soddisfazione. Appagati da una clientela fidelizzata e consci della fortunata posizione che favorisce l’accesso alla città, i commercianti di questa via, ubicata nella zona ovest, si ritengono piuttosto privilegiati. Nemmeno l’apertura della “Freccia Rossa” ha destabilizzato le loro vendite: il calo a detta di molti si è registrato esclusivamente a causa della forte crisi che ha colpito tutti, senza differenze per l’attività esercitata o la posizione più o meno vicina a un centro commerciale o storico che sia. L’unico neo sembra essere legato alla carenza di parcheggi. La sensazione è comunque quella di trovarsi di fronte a una via squarciata da una sottile linea rossa non visibile a occhio nudo: la prima parte, da piazza Garibaldi fino al supermercato Esselunga, è tutto sommato una sorta di prolungamento delle vie del centro storico; la seconda parte, invece, che inizia dalla piccola rotonda e che culmina nella zona “calda” della Mandolossa, resta un quartiere a sé stante, una sorta di avamposto degli umili, caratterizzato da una fortissima concentrazione di extracomunitari. È stato Padre Gianbattista Rosa, che svolge la sua missione pastorale alla Parrocchia del S. Cuore, a fare un primo distinguo sulla zona.

“Bisogna aprire gli occhi. Esistono due vie Milano: la zona che comprende Via Manzoni e Via Zamboni si sta ringiovanendo molto, lo noto dall’incremento dei battesimi, mentre dall’Esselunga in poi il discorso è diverso. Non posso dire che ci siano grossi problemi inerenti alla legalità, ma è ovvio come talora la convivenza tra etnie diverse risulti difficile per abitudini, stili di vita e pregiudizi”. Cosa chiederebbe alle istituzioni? “Sicuramente chiederei un incremento delle aree verdi e una maggiore manutenzione di quelle già presenti, molte delle quali sono in stato di abbandono. Inoltre andrebbe risolto il problema della carenza di assistenza agli anziani, bisognosi di cure, attenzioni e compagnia, per un incremento della qualità della vita”. Anche il dottor Lorenzo Moretti della farmacia “Buatier” dice la sua: ”La mia clientela è prevalentemente di quartiere.

Pur avendo molta visibilità, infatti, la maggior parte della gente che arriva da fuori fa fatica a fermarsi per la carenza di parcheggi. Chi spende di più? Uomini o donne? “Le farmacie in generale hanno una clientela classicamente femminile. Il mercato dell’uomo sta crescendo molto, ma la percentuale di fatturato dedicata ai prodotti maschili, resta più bassa”. Se oggi dovesse aprire un negozio, dove cadrebbe la sua scelta? “Un piccolo centro commerciale nel quartiere sarebbe la prospettiva più interessante, ma per il momento non credo sia utile cambiare, stiamo bene qui”. Di fronte alla farmacia, “Ortofrutta Milano”, piccolo negozio di frutta e verdura gestito dalla signora Ausilia Richiedei e dai figli. La sua attività sostituisce il supermercato o ne è complementare?

“Il mio negozio gode di una clientela assolutamente affezionata ed esclusiva. Si tratta di persone che abitano nella zona e che preferiscono rifornirsi da noi piuttosto che ‘accontentarsi’ della minore qualità offerta dai supermercati. Ritengo di essermi ormai qualificata soprattutto sulle primizie provenienti dall’estero”. Cambiando genere di attività commerciale, il nostro interesse si è spostato al negozio di abbigliamento Boscaini, gestito dalla signora Laura e dai familiari. Da dove viene prevalentemente la sua clientela? “Sicuramente molta dalla città, ma anche dalla provincia”. Se dovesse aprire oggi un negozio, cambierebbe zona o resterebbe in via Milano? “No, non cambierei. Ci hanno proposto di spostarci in un centro commerciale ma abbiamo rifiutato, perchè il nostro nome è legato a questa zona”.Alla signora Mariangela Zanfonato, de negozio di fiori che si trova di fronte al cimitero Vantiniano abbiamo chiesto: C’è crisi nel mondo dei fiori? “Si, da alcuni anni a questa parte i fiori finti hanno sostituito gradualmente quelli freschi”. Cosa prevede per i prossimi mesi? “La crisi è evidente, ho delle clienti anziane che si ritrovano a dover scegliere se comprare una piantina o fare la spesa… Le note liete però fortunatamente esistono: sono i più giovani, magari ancora minorenni, che, se hanno qualche euro da parte, non disdegnano di affidare i propri messaggi amorosi a una rosa”. Infine ci siamo spostati nella seconda parte di Via Milano, quella “problematica”, e abbiamo intervistato la signora Luisa Galli, proprietaria dell’unica forneria presente nel tratto di strada preso in considerazione. Ha notato un calo delle vendite in seguito all’apertura del Freccia Rossa o a causa della vicinanza con il supermercato Esselunga? "Sì, sicuramente. Da noi la gente viene per acquistare ciò che dimentica di prendere al supermercato. Spesso, infatti, ci sentiamo una sorta di “ “Pane comune, generalmente quello che costa meno. Raramente viene acquistato pane particolare, se non nei periodi di feste come quello appena trascorso. Gli extracomunitari si riforniscono principalmente di pane arabo, ma vendiamo anche molta pizza, e, a livello dolciario, produciamo i famosi biscotti bresciani che sono la nostra vera specialità”. Si sente tranquilla o ha avuto qualche problema legato a una zona ritenuta da molti poco sicura? “No, sinceramente non ho mai avuto problemi. La polizia effettua parecchi controlli, di giorno come di notte. In passato c’era più paura, ma ora direi che la situazione è del tutto tranquilla”.

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