(a.c.) I salari sono più alti dei nostri, le tasse incidono di meno, l’economia è in saldo positivo perenne. Insomma: in Germania le cose vanno un po’ meglio rispetto all’Italia. Brescia cerca di aumentare i rapporti industriali e commerciali aprendo un distaccamento della sede milanese della Camera di Commercio italo-germanica.
Il rapporto tra la Leonessa e la Germania è sempre stato molto stretto, tanto stretto che addirittura il 30% delle nostre esportazioni complessive finisce nel paese di Angela Merkel. L’auspicio è che con l’apertura del distaccamento la quota possa aumentare.
La Camera ha trovato casa a Brescia in via Solferino. All’inaugurazione avvenuta ieri (leggi la notizia), il presidente della Camera milanese Mario Zucchino ha presentato Angela Giebelmann, colei che sarà a capo dell’ufficio. Ecco le sue prime dichiarazioni, pubblicate sull’edizione odierna di Bresciaoggi: «Brescia è un territorio avvantaggiato geograficamente per la vicinanza con Germania. La produttività bresciana gode di molta stima oltralpe. Sono estremamente soddisfatta della nascita di questa sezione della Camera di commercio italo-tedesca, che definirei chiave. Questo ufficio sarà di grande aiuto ai nostri imprenditori e creerà quel rapporto diretto tra imprese bresciane e teutoniche che farà la differenza. Brescia ha molto da imparare dal mercato tedesco – commenta Giebelmann -. In primis dovrebbe procedere a uno svecchiamento delle imprese. In Germania i giovani non puntano a proseguire sopravvivendo ciò che i padri hanno iniziato, ma cercano l´innovazione e l´espansione, puntando al nuovo e organizzandosi in forma d´impresa. Certo lo Stato ha investito enormemente sulle nuove risorse: i giovani, la ricerca e la scienza. È un esempio che l´Italia dovrebbe seguire. Le imprese familiari non sono negative, ma un po’ superate».
Il presidente Mario Zucchino: «La Germania è al primo posto in Italia come nazione di riferimento nell´import-export, noi invece per loro siamo solo al 4° posto dietro Cina, Francia e Paesi Bassi. Il perchè è semplice: non è sempre stato così, ma oggi la Germania è un modello economico di riferimento. Noi stiamo pagando il fatto di non aver aperto vent´anni fa al sistema produttivo a rete, un sistema integrato basato sulle collaborazioni, che ha portato a delle differenze abissali: in Italia la piccola impresa è formata da 15 dipendenti, mentre in Germania da 250, e la media impresa da 4.000 contro i 25mila della Germania».