Guerra in Siria, la denuncia dell’Opal: dalla provincia di Brescia armi ai paesi confinanti

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L’Osservatorio OPAL di Brescia denuncia “l’ipocrisia della comunità internazionale che, dopo due anni di guerra civile in Siria con oltre 93mila morti e due milioni di sfollati, si accinge ora ad un intervento militare nel paese”, si legge in una nota. “Dovevano essere fermate prima anche le esportazioni di armi leggere che l’Italia – in particolar modo dalla Provincia di Brescia – e diversi stati europei hanno continuato ad inviare nei paesi confinanti con la Siria. Le armi leggere sono le vere “armi di distruzione di massa” che hanno alimentato il conflitto.

L’attacco con armi chimiche da parte dell’esercito di Bashar al Assad sui quartieri orientali di Damasco di mercoledì 21 agosto avrebbe “sconvolto la coscienza del mondo” tanto da indurre adesso diverse nazioni ai preparativi per un intervento militare nella regione. “Se l’impiego – tuttora da dimostrare – di armi chimiche è un crimine contro l’umanità, non possiamo dimenticare che finora la comunità internazionale non ha saputo nemmeno imporre un embargo delle forniture di armi verso la Siria” – evidenzia il comunicato di OPAL, l’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere con sede a Brescia. “Come ha ripetutamente detto l’ex segretario Generale dell’Onu Kofi Annan, le armi leggere sono le vere armi di distruzione di massa che alimentano i conflitti” – sottolinea la nota di OPAL.

Secondo un rapporto presentato a Ginevra lo scorso giugno dall’Alto Commissario per i diritti umani, i due anni di guerra civile in Siria hanno causato oltre 93mila morti – tra cui almeno 6.500 minori – e due milioni di sfollati di cui la metà sono bambini. Anche l’Unione Europea, che pure ha stabilito alcune misure di embargo di armi già dal maggio 2011, ha continuato a permettere l’invio di “materiali militari non letali” alla Coalizione nazionale siriana delle forze dell’opposizione e della rivoluzione e nel maggio scorso ha allentato le misure di embargo di armi verso la Siria.

«È positivo – commenta Piergiulio Biatta, presidente di OPAL – che il ministro degli Esteri, Emma Bonino, abbia dichiarato che l’Italia non prenderà parte a interventi militari al di fuori di un mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu e che occorre invece adoperarsi per una soluzione politica del conflitto in Siria. Ma non si può non ricordare quanto è successo nel caso della Libia, dove l’intervento militare è andato ben oltre i termini della risoluzione dell’Onu che chiedeva di stabilire una no fly zone e imponeva l’embargo di armi”.

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