Strage Piazza Loggia, Sel Brescia: tutti uniti alla ricerca della verità

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La recente sentenza emessa dalla Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione in ordine all’ultimo processo promosso a Brescia nei confronti di alcuni soggetti giudicati imputati  nell’ideazione, organizzazione e promozione dell’attentato di Piazza Loggia ha riaperto le speranze di poter ottenere l’indicazione certa, dal punto di vista giudiziario, di alcuni dei responsabili di quel gravissimo fatto di sangue che ha colpito la nostra città. Il circolo cittadino di Sinistra Ecologia Libertà ha espresso le sue considerazioni al riguardo chiedendo all’amministrazione comunale, al consiglio comunale e a tutte le forze politiche e sociali, nonché alla cittadinanza di contribuire e collaborare ciascuno nei limiti dei propri mezzi perché questo sforzo di ricerca della verità sia portato a pieno compimento e perché questa città abbia la giustizia che finalmente merita.

DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DEL COMUNICATO

Purtroppo, come molti sanno, i processi per le stragi e le trame terroristiche avvenute tra gli anni 1969 e fino ai primi anni ’80 non hanno quasi mai portato alla individuazione dei responsabili, diretti e non, di tali gravissimi accadimenti.

In particolare per le stragi di Piazza Fontana e di Piazza Loggia sino ad oggi non si sono trovati responsabili sotto il profilo giudiziario e la ricerca della verità è ancora faticosamente in corso per riuscire a ricostruire dopo l’enorme tempo trascorso qualche brandello di verità su ciò che è accaduto. Le iniziali volute inefficienze degli organi inquirenti, ed in particolare dei servizi di sicurezza dello Stato, hanno steso una cortina fumogena sulle indagini che ancora oggi è difficilissimo rimuovere per avere qualche elemento di chiarezza.

L’ultimo processo promosso a Brescia per identificare almeno alcuni dei responsabili ha individuato in uno storico gruppo di terroristi neofascisti operante tra Padova e Venezia come la base per l’ideazione e organizzazione dell’attentato che ha colpito la nostra città. Questa ipotesi accusatoria, convintamente sostenuta dalla Procura della Repubblica di Brescia, cui va il merito di avere a lungo e tenacemente indagato nonostante gli anni passati e le reticenze ancora presenti nei servizi di sicurezza dello Stato, non ha trovato riscontro nella prima sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Brescia, che si è limitata a rilevare la inesistenza di prove dirette d’accusa nei confronti di coloro che sono ritenuti responsabili, ed in particolare del medico veneziano Carlo Maria Maggi, del suo ex braccio destro, ormai definitivamente prosciolto, Delfo Zorzi, oggi ricco imprenditore residente in Giappone, nonché dell’ex militante neo fascista e informatore dei servizi Maurizio Tramonte. Nel novero degli imputati va segnalato anche l’ex capitano dei Carabinieri e dei Servizi Segreti Francesco Delfino ritenuto responsabile per non avere impedito, nella sua qualità di tutore dell’ordine pubblico, il criminale attentato.

Il giudizio d’appello svoltosi successivamente a Brescia ha ben diversamente considerato l’indagine della Procura rispetto alla Corte di primo grado, che si era limitata ad un puro atto di forse eccessiva tutela garantista nei confronti degli imputati ed ha individuato dei certi responsabili dei fatti di Piazza Loggia in alcuni personaggi facenti parte delle indagini ma nel frattempo deceduti. Tuttavia la stessa Corte d’assise d’appello, commettendo un errore di contraddittorietà ed illogicità, così come ritenuto dalla Corte di Cassazione, non si è spinta fino a dichiarare la responsabilità quanto meno di Maggi e Tramonte nel fatto delittuoso del 1974. Su questo aspetto sia la Procura di Brescia, sia le parti civili rappresentanti delle famiglie delle vittime della strage e dei numerosissimi feriti dell’attentato hanno insistito portando il giudizio dinanzi alla Suprema Corte che a quanto pare ha dato loro ascolto e ragione.

Infatti il giudizio, che secondo le previsioni di alcuni avrebbe potuto concludersi con una definitiva assoluzione degli imputati, dovrà essere riesaminato da parte di altra Corte d’assise d’appello alla luce delle contraddizioni che pur la meritoria sentenza della Corte d’assise d’appello di Brescia ha evidenziato. Si tratta dunque di vedere se alla luce dei motivi di annullamento formulandi dalla Cassazione potrà essere possibile pervenire ad un giudizio di responsabilità almeno nei confronti di qualcuno di quegli imputati.

 

A questo punto il passo è molto breve e, ci auguriamo in nome delle vittime e dell’intera città che esso possa essere compiuto. Nel frattempo va dato atto all’associazione dei parenti delle vittime, alla casa della memoria e anche ai legali di parte civile di avere tenacemente perseguito la strada del miglior accertamento possibile dei fatti e dei responsabili e ciò va additato ad esempio a tutta la città che ancora oggi si interroga su chi abbia voluto ed attuato quell’orribile strage.

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