L’ipotesi è che la partita Brescia – Catania stesse per essere “venduta” da un giocatore delle Rondinelle. Così poi non è stato, ma la trattativa e la possibilità che accadesse è oggetto delle telefonate tra i due faccendieri Fernando Antonio Arbotti e Piero Di Luzio nell’inchiesta «I treni del gol» per la quale sono finite ai domiciliari sette persone, tra cui il presidente del Catania Nino Pulvirenti e l’ad Pablo Cosentino.
E questa vicenda non aiuta di certo il Brescia, in piena corsa per il ripescaggio: come scrive il Corsera nelle intercettazioni incriminate si parla di Brescia-Catania del 9 maggio scorso, finita 4-2 per i bresciani. I codici usati dai faccendieri sono, come dal titolo dell’inchiesta, i treni. I due parlerebbero di “un treno delle tre sicuro” che sembrerebbe corrispondere alla maglia di Antonio Caracciolo, e poi di un “treno delle 5” che “non si sa se parte” che corrisponderebbe alla maglia di Budel. Quello che Pulvirenti voleva, a quanto ricostruito dagli inquirenti, era un pareggio su quella partita, ma era infattibile. Così, a cinque ore dal match, in base alle carte della procura catanese, il presidente del Catania blocca tutto e ai due scagnozzi non rimane che annullare.
In ogni caso, si tratta di ipotesi: fino ad ora nessuna intercettazione è stata avviata su Caracciolo e Budel, il cui coinvolgimento può essere semplicemente frutto di ipotesi dei faccendieri e del presidente del Catania. Intanto il club del Brescia tiene alta l’attenzione e conta su una totale estraneità di Caracciolo, visto che se si accertassero responsabilità il Brescia perderebbe il diritto al ripescaggio.