🔻 Edicole alla riscossa: discussione tra un’edicolante, un senatore, un sindacalista, un editore-distributore | 🔺DAL GRUPPO G9

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Francesca Mazzotti in edicola, foto gruppo G9

di Mario Baldoli – Esco di casa, faccio quattro passi ed ecco la mia edicola, un ruvido chiosco ottagonale, odoroso di carta e zeppo di giornali che – diceva Hegel – sono la preghiera del mattino dell’uomo moderno, l’erede di tavolette, papiri, pergamene, codici, torchi. Ma ormai siamo al post-moderno, antropocene, rivoluzione digitale, robot, intelligenza artificiale.

Il chiosco è un elemento fondamentale dell’arredo urbano, e io compro il giornale lì, perché il giornale, come il libro, non è una merce da accoppiare al caviale e alla bottarga, non è l’oggetto di un’azienda, così come la televisione non è un elettrodomestico. Il giornale raccoglie fatti, notizie, fa inchieste, è cultura.

E non è l’unica realtà che il mondo nuovo cerca di spazzare: oggi trovo nella cassetta della posta solo prestampati di banche e affini: quando ho scritto o ricevuto una lettera scritta a mano? o una cartolina? Più veloci ed economiche e-mail e foto instagram.

L’e-mail senza una grafia personale, correzioni e cancellature vince anche i bollori degli innamorati. Mi chiedo: Cicerone, Dante oggi userebbero il tablet? Che cosa sarebbe rimasto del loro hard disk?

Oggi si firmano ancora plichi di carta (incomprensibili) col pretesto della privacy, ma si tratta di fenomeni destinati a sparire, come scompare il biglietto per i musei, il treno e forse anche la privacy.

E i libri, i giornali? Per “i nati/e digitali”, cioè una maggioranza che avanza numerosa, è più facile e gradevole leggere un kobo/kindle che sta anche in borsa invece dell’ingombro di 200 pagine di carta, e sul kobo stanno decine di libri, mentre per il giornale c’è lo smartphone.

Finora il libro digitale è valutato in Italia al 7% circa, ma sono dati approssimativi, come quelli provenienti dagli Stati Uniti che dicono la lettura digitale aver superato quella cartacea. L’approssimazione non cambia la realtà che in Italia come in Usa è la chiusura delle librerie e delle vendite dei giornali.

Nel 2008 “Il corriere della sera” e “Repubblica” si sfidavano: 455.000 copie contro 443.000 al mese; dieci anni dopo il “Corriere” era sceso a 212.000 e “Repubblica” a 166.000 (dati Ads). La crisi dei giornali ha coinvolto editori, giornalisti, edicolanti scatenando una battaglia fatta di sconti, abbonamenti online, offerte; la stessa strategia del giornale in classe dà risultati contraddittori (c’è chi porta casa il giornale gratis), come lo è la presenza nei bar e negli studi: si legge ciò che interessa e via. Tutto contribuisce a scavalcare gli edicolanti: c’è chi si piega e c’è chi prepara la rivincita.

A Brescia Dario Spini, segretario del Sindacato nazionale giornalai d’Italia che raccoglie quasi tutte le edicole e il 40% di negozi e bar, iscritti questi ad altre categorie, dice: Dal 2009 al 2019 hanno chiuso il 40% delle rivendite e poche sono riuscite a cedere l’avviamento. Sono rimasti circa150 chioschi, mentre con le altre rivendite in Provincia arriviamo a 700. Purtroppo chi compera in edicola è mediamente sopra i 50 anni, in sostanza si sono perse quasi due generazioni.

Dario Spini, segretario del SiNaGi (sindacato nazionale giornalai) di Brescia, foto da gruppo G9

Francesca Mazzotti che gestisce da 11 anni l’edicola di piazza Martiri di Belfiore a Brescia continua: Molti hanno chiuso, ma a nessun superstite è aumentato il lavoro. Il 29 gennaio abbiamo fatto la Festa delle Lanterne, organizzata dal sindacato e con la partecipazione dell’Amministrazione e del vescovo Tremolada. Era una serata a livello nazionale che è stata una manifestazione o uno sciopero, qualcosa che fosse un urlo nel silenzio. Con l’aiuto del sindacato abbiamo creato tre ore fiabesche con numerosi clienti, amici, istituzioni inaspettate e gradite, molto vicini alla nostra causa.  Il rimbombo della serata si è sentito nel tempo successivo, è andato nelle giuste direzioni e abbiamo ottenuto qualche risultato. Siamo una rete da sostenere, non da vessare, sostenere le edicole è investire nella cultura.

Il vescovo Tremolada alla notte delle lanterne, foto di Marco Ortagni Neg

Il senatore 5 Stelle Vito Crimi, viceministro dell’interno, già sottosegretario di Stato con delega all’economia nel governo Conte 1: Ho parlato da subito con le edicole che me l’hanno chiesto e con le rappresentanze sindacali. Sappiamo tutti che la crisi dell’editoria si abbatte soprattutto sull’ultimo anello della catena, le edicole. Ho dedicato un giorno degli Stati Generali al settore della distribuzione invitando una giovane che in Sardegna aveva preso in carico un’edicola e l’aveva resa più bella e attraente dimostrando che si può fare ancora questa professione.

Il primo intervento è stato di istituire un fondo di 30 milioni di euro per dare un contributo economico diretto alle edicole a sostegno degli oneri relativi a tasse locali e altri oneri fino a un massimo di 2.000 euro. Nella legge di bilancio del 2020 questo contributo è stato elevato a 4.000 euro. Nel decreto 34/2020 per l’emergenza covid è stato riconosciuto un ulteriore contributo a fondo perduto, una tantum, di 500 euro. Sono misure tampone per limitare i danni della crisi editoriale in attesa di riorganizzare il settore.

Vito Crimi
Vito Crimi

Continua Spini: Durante la pandemia siamo diventati punto di congiunzione tra enti, istituzioni e cittadini anche nella distribuzione delle mascherine, e abbiamo notato che molti si rivolgevano ai giornali per evitare le montagne di bufale sparate dai social in quel periodo. Ora i clienti e le vendite sono tornati a livello pre-corona virus.

Mauro Rota, già distributore e fondatore della casa editrice Brixia, ora Mauro Rota editore: Consideriamo anche le difficoltà di vendita che le edicole incontrano: per esempio in alcuni casi si trovano offerte omaggio di abbonamenti a riviste con lo sconto dell’80%. I margini per un edicolante che vende una copia di un quotidiano sono di 25 centesimi circa. I giornali forse potrebbero fare più inchieste, inserti, sevizi speciali per incentivare l’attenzione e la curiosità del lettore, sono cose che hanno avuto successo e spinto le vendite. Ma oggi per evitare le rese dell’invenduto, gli editori mandano copie limitate di giornali e libri, le richieste di rifornimento sono problematiche così capita che se uno non trova per due volte lo stesso giornale, lo abbandona o cambia edicola. E’ un settore da riorganizzare.

Riflessi del Garda, Rota Editore

Vito Crimi: Innanzitutto con una vecchia proposta mai realizzata: la digitalizzazione per consentire un riscontro diretto del venduto e del reso tra editore ed edicola. Ad ogni passaggio di codice a barre, l’editore viene informato delle vendite e lo stesso edicolante può gestire le richieste di copie digitalmente con la massima autonomia.

Questo consente agli editori di ottimizzare la distribuzione e alle edicole di gestire al meglio la quantità e il tipo di prodotto più adatto al proprio target con vantaggi per ambedue. I costi devono essere calcolati senza tenere conto di eventuali sconti applicati dall’editore, i cui effetti non possono essere scaricati sull’edicola. Se un editore decide di vendere a metà prezzo un prodotto, lo fa senza dimezzare anche la percentuale di guadagno dell’edicolante. Vanno riviste le norme che regolano la parità di trattamento delle prime uscite.

Spini: Vito Crimi, che è di Brescia, ha trovato il modo di darci un sostegno economico concreto. Ha ridotto gradualmente i contributi diretti ai giornali per poterli distribuire in modo più omogeneo a tutto il settore editoriale che non sono solo gli editori, ma anche chi li distribuisce e li vende.

Occorrono ancora forme forti di sconti, ma non siamo al funerale dell’edicola, anzi è sempre più attrattiva e intelligente perché si rinnova per un mercato diverso: vende giocattoli ai bambini, a Torino già fa certificati e riceve bollette, a Milano c’è “la collaborazione di portierato”, non solo si portano giornali a casa, ma si cercano pubblicazioni rare, si ricevono ordini per collane, come fumetti, manga ecc. Chi lo richiede si può collegare a Internet. Soprattutto i giovani che oggi entrano in questo mestiere hanno una visione ampia e diversificata.

Francesca: Detto questo, spero di vincere al superenalotto e…cambiare modo di leggere il giornale.

Francesca Mazzotti in edicola, foto gruppo G9

Articolo a cura del gruppo Gruppo 2009 / G9. Ulteriori informazioni sul sito www.gruppo2009.it

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