La diffusione del robot collaborativo con braccio meccanico, un passo verso il futuro

Si sente sempre più parlare di smart manufacturing nelle industrie italiane grazie ad uno sviluppo esponenziale dei robot industriali, riscontrato soprattutto negli ultimi anni. Si tratta di dispositivi collaborativi che coadiuvano il lavoro dell’uomo in moltissime mansioni, consentendo di spostare la forza lavoro in settori dove è indispensabile l’intervento umano

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Robot, foto simbolica da Pixabay

Si sente sempre più parlare di smart manufacturing nelle industrie italiane grazie ad uno sviluppo esponenziale dei robot industriali, riscontrato soprattutto negli ultimi anni. Si tratta di dispositivi collaborativi che coadiuvano il lavoro dell’uomo in moltissime mansioni, consentendo di spostare la forza lavoro in settori dove è indispensabile l’intervento umano.

Grazie alle aspettative degli industriali italiani e al lavoro di tanti progettisti di settore, oggi si assiste ad un’evoluzione incredibile di questo campo che ha permesso a molte aziende di incrementare la propria produttività, ridurre i costi relativi al personale e aumentare i profitti. Basti pensare che il maggior costo sofferto dalle aziende italiane, oggi, è proprio quello delle risorse, che assorbono il 60% dei profitti rappresentando un blocco vero e proprio alla crescita dei ricavi.

Quali sono i robot industriali più efficienti: l’introduzione del braccio meccanico

I robot che sono dotati di strutture standard da un punto di vista meccanico, possono essere classificati in tre tipi: il robot cartesiano, Scara e antropomorfo.

Il più utilizzato oggi è quello cartesiano, dal momento che viene dotato di una tecnologia che consente di prendere e posizionare gli oggetti con grande precisione. Si tratta di macchine precise, veloci e notoriamente rigide, proprio per la loro struttura meccanica che è costituita da ben tre giunti prismatici che favoriscono un movimento sicuro e senza margine di errori. Tale precisione è dovuta soprattutto alla presenza del braccio meccanico, di cui parleremo in seguito.

Il robot SCARA, invece, viene così chiamato per semplificare l’acronimo “braccio robotico a cedevolezza ristrettiva” ed è particolarmente adatto a svolgere i lavori di assemblaggio verticale. Si comprende bene dallo stesso nome che si tratta di una tipologia di intelligenza artificiale che riesce a modificare la percentuale di rigidezza con cui svolgono le loro mansioni. Nel caso in cui debbano trasportare carichi particolarmente pesanti, infatti, sviluppano un’elevata rigidità mentre i valori diminuiscono se il carico si presenta leggero.

Il tipo antropomorfo, infine, viene progettato modellando la propria struttura sul corpo umano. Utilizzando tre giunti rotoidali, infatti, il braccio meccanico cerca di riprodurre i movimenti umani, tanto che il secondo giunto viene denominato spalla e il terzo gomito. In questo modo il robot dotato di braccio meccanico diventa un vero e proprio alleato per tutte le aziende, di piccole, medie e grandi dimensioni apportando vantaggi soprattutto alle società che si occupano di logistica e dunque fine linea di produzione e packaging.

Il robot collaborativo con braccio meccanico: usi e funzioni

I robot collaborativi fissi sono bracci meccanici antropomorfi che possono eseguire una moltitudine di azioni. Le mansioni che svolgono sono quelle che in loro mancanza dovrebbero essere affidate alle risorse dell’azienda, con un aggravio di spese notevole. Non solo, la presenza di un braccio meccanico offre la possibilità agli addetti di svolgere lavori meno alienanti che non si concretano esclusivamente in azioni ripetitive e estenuanti come quelle di una catena di montaggio. Proprio per questo, oggi, il braccio meccanico non è più visto come un nemico che sottrae lavoro agli umani, ma come valida alternativa per diversificare le mansioni da svolgere tra un settore e l’altro dell’azienda.

Per realizzare un dispositivo di questo tipo, i materiali utilizzati devono essere dotati di massima resistenza e composti ci sostanze di scorrimento che favoriscano il corretto funzionamento del rullo nella fase di attrito e scorrimento.

Questo comporta la scelta di polimeri termoplastici dotati di semicristallini che riescono a garantire prestazioni eccezionali come ad esempio il tecapeek. Tale materiale garantisce anche un design adeguato alle mansioni da svolgere, per realizzare dispositivi compatti dalle linee geometriche che favoriscono l’agilità dei movimenti e la versatilità delle diverse funzioni.

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