Tumori testa e collo, al via uno studio del Civile per identificare i marcatori

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Ospedale Civile, foto da Google Maps

I tumori della testa e del collo, vale a dire quelli che interessano cavo orale, orofaringe, laringe e ipofarige, sono i settimi per incidenza nel mondo. Un dato purtroppo in continua crescita, si prevede, infatti, che entro il 2030 aumenteranno del 30%. In Italia nel 2020 sono stati registrati 9900 nuovi casi e 4100 decessi e, per quanto relativamente rare, queste patologie rappresentano un pesante problema clinico e sociale per la delicatezza delle funzioni che possono compromettere.

Tra i fattori di rischio che contribuiscono allo sviluppo di queste neoplasie ci sono il fumo, l’assunzione eccessiva di alcol e le infezioni da papillomavirus umano (HPV). Si stima, infatti, che i forti consumatori di tabacco e alcolici abbiano un rischio aumentato di oltre 35 volte di sviluppare un tumore della testa e del collo e che aumenta negli uomini da due a quattro volte. «La prognosi di queste malattie varia molto in base allo stadio in cui vengono diagnosticati – spiega Paolo Bossi, Professore associato di oncologia medica all’Università di Brescia, che lavora presso l’Oncologia Medica degli Spedali Civili-. Se vengono individuati precocemente la sopravvivenza a 5 anni supera l’80%, grazie agli approcci terapeutici di chirurgia o radioterapia o alla loro combinazione. Al contrario, la sopravvivenza crolla fino al 30-40% quando vengono scoperti negli stadi più avanzati».

Come per tutte le neoplasie, quindi, più precoce è la diagnosi, maggiore è la possibilità che l’esito sia favorevole. In questo tipo di tumori si aggiunge, inoltre, la possibilità che insorgano seconde neoplasie, a causa dell’esposizione ai fattori di rischio. Tutte ragioni che rendono sempre più urgente la ricerca di nuovi biomarcatori in grado di predire eventuali ricadute e capaci nello stesso tempo di identificare precocemente la comparsa di recidive o secondi tumori. Individuare il più precocemente possibile una eventuale ripresa della malattia dopo il termine delle terapie, in modo da poterla curare nei tempi più rapidi è una priorità nella ricerca clinica contro i tumori. Ma al di là dell’esame clinico o di quelli radiologici, nella maggior parte dei tumori così come in questi, non esistono altre modalità per identificare una recidiva, purtroppo, però, questi strumenti spesso sono tardivi rispetto alla possibilità di intervenire con cure efficaci.

«L’obiettivo di ‘Identify’ – prosegue Bossi – è proprio quello di riuscire a individuare marcatori biomolecolari dei tumori testa-collo grazie alla cosiddetta ‘biopsia liquida’. Si tratta di un semplice prelievo di sangue e saliva, attraverso cui valutare la presenza di marcatori molecolari, che si sono dimostrati correlati con la prognosi dei pazienti con quLesto tipo di tumori: metilazione genica, miRNA, metaboliti e papillomavirus umano (HPV)».

«Per avere una sanità di eccellenza è fondamentale promuovere la ricerca al letto del paziente – aggiunge Marta Nocivelli, presidente di Fondazione Spedali Civili -, ed è per questo motivo che ci siamo immediatamente resi conto delle enormi ricadute positive che il progetto Identify avrebbe potuto avere. Per questo non abbiamo esitato ad attivarci per renderlo possibile. Così, quando siamo stati contattati dal Rotary di Brescia che desiderava poter sostenere una delle iniziative della Fondazione, l’abbinamento è stato immediato».

Al progetto, che prevede l’arruolamento di 200 pazienti da oltre 10 centri italiani di riferimento per la cura di neoplasie della testa e del collo, collaborano la ‘Head and Neck Unit’ degli Spedali Civili insieme all’Istituto di medicina molecolare Angelo Nocivelli, all’Università degli studi di Brescia e all’Università degli studi Milano Bicocca. E’, inoltre, prevista una collaborazione internazionale con un gruppo di centri canadesi e statunitensi per lo studio di una nuova metodica di analisi. Quali le applicazioni future? In base ai risultati, previsti nell’arco di 3-5 anni, si potrà dare un profilo di rischio per ciascun paziente e effettuare esami più particolareggiati per identificare e curare al più presto una recidiva o un secondo tumore.

«Grazie ai risultati di questo progetto di ricerca – sottolinea Stefano Cò, presidente in carica del Rotary Brescia – potrà essere possibile identificare in modo precoce una recidiva, quando ancora non vi sono segni o sintomi clinici né evidenze radiologiche. Anche per questo abbiamo condiviso con entusiasmo la proposta sottopostaci da Fondazione Spedali Civili».

Ultimo aggiornamento il 12 Aprile 2024 01:41

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