“Lungolago di Iseo, maggiori costi e ritardi nei lavori”: Legambiente va alla corte dei conti

"Il progetto si è arenato perché tra parte tecnica, indagini geologiche e varianti sono stati commessi degli errori", spiega Dario Balotta, che parla di danni anche all'immagine di Iseo e al commercio

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Angurie sul lungolago di Iseo, foto da Facebook

Legambiente Basso Sebino, con una nota, annuncia un esposto alla Corte dei Conti per accertare le eventuali responsabilità dei ritardi e dei maggiori costi dei lavori di rifacimento del lungolago di Iseo (recentemente finito al centro anche di una simpatica provocazione social per il fatto che le rigogliose piante di angurie nel cantiere…).

“Il Comune – spiega Dario Balotta – cerca di giustificarsi cavandosela con le criticità ‘emerse per la presenza di massi ciclopici’ e le difficoltà dell’impresa che si è aggiudicata l’appalto nel reperire i materiali necessari per le lavorazioni. Da qui la sospensione dei lavori ed i ritardi che lasceranno il lungo lago per molto tempo interrotto, in piena stagione estiva”.

Quindi Legambiente punta il dito contro il fatto che “i già alti costi pubblici dell’opera aumenteranno sensibilmente”. La prima gara prevedeva un importo lavori di circa 300mila euro, ma è andata deserta, mentre al secondo ha partecipato una sola realtà, che si è aggiudicata l’appalto offrendo uno sconto del 11,75% (267.842 euro). “L’area oggetto dell’intervento – incalza Balotta – viene consegnata all’impresa il 18 novembre 2021, i lavori dovrebbero iniziare immediatamente, ma ancor prima dell’approntamento del cantiere l’impresa chiede ed ottiene dal nuovo progettista una variante in corso d’opera”, che “comporta un aggravio dei costi di circa 26.000 euro (oltre IVA), portando il totale lavori a 293.838 euro”.

“Inoltre – continuano gli ambientalisti – sebbene nemmeno il nuovo progetto prevedesse la rimozione dei 12 tigli presenti sul lungolago, per ‘consentire una notevole riduzione dei tempi di realizzazione’, con un’ulteriore spesa ad oc di quasi 23.000 euro, vengono ricollocati ad un centinaio di metri di distanza, questo malgrado il loro attecchimento sia alquanto improbabile”.

“Il progetto si è arenato perché tra parte tecnica, indagini geologiche e varianti sono stati commessi degli errori”, conclude Dario Balotta, che parla di possibili danni anche all’immagine di Iseo e al commercio.


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